venerdì 5 febbraio 2016

LA RAGIONE PER CUI



Siamo qui per uno scopo? Non lo sappiamo.
Abbiamo cercato di intuirlo in molti modi, ma non abbiamo trovato nulla che vada bene per tutti. Sappiamo che c’è stato un inizio, per la nostra specie, e la scienza ha cercato, e cerca tuttora, di dare una spiegazione ragionevole e logica. Attraverso lo studio, la ricerca e l’analisi delle prove che ci vengono fornite dal passato si è cercato di arrivare a delle risposte, anche se è pur vero che spesso troviamo nuove domande.
L’Inizio ha cercato, e trovato, spiegazione nelle parole dei culti religiosi. Ognuno di questi, a modo suo, traccia una via su come il Creatore avrebbe dato inizio al Tutto. Scientificamente non sono plausibili, spesso sono contradditori e illogici, ma hanno accolto consensi e non solo in epoche in cui il Sapere e la Conoscenza erano ad appannaggio di élite ristrette, ma anche nell’epoca moderna. Un dato di fatto resta incontrovertibile: noi siamo qui e se siamo qui è perché in qualche punto del passato tutto è iniziato.
Questa certezza è la sola che abbiamo. Non ci sono prove, né testimonianze concrete, dell’esistenza di una ragione che motivi la nostra esistenza. Purtroppo, noi sentiamo l’esigenza di dover trovare per forza “La ragione per cui”. Curiosamente, potrebbe esserci una risposta certa, pur non essendo quella che vorremmo ascoltare. Il motivo è semplice, quanto disarmante: siamo esseri limitati, nel corpo, quanto illimitati nella mente, ma è la coesione tra queste due parti che è sbilanciata, perché prestiamo alla parte “materiale” della nostra esistenza la maggior parte dell’attenzione.
Vedere, ascoltare, annusare, gustare, toccare sono i cardini su cui si muove la nostra percezione dal momento in cui nasciamo; a ogni passo della nostra vita ciò che ne scandisce la permanenza è il mondo fisico, con tutte le sue incredibili e variegate sfaccettature. Quel che rende possibili queste interazioni è il nostro cervello, eppure noi tendiamo a dimenticare questa splendida e incredibile macchina biologica. Lo diamo per scontato.
Il cervello è qualcosa di fisico eppure, svolte le sue funzioni di coordinamento, esso si “trastulla” con la creazione di una quantità inimmaginabile di dati: il pensiero. Ed ecco giungere il paradosso. Viviamo il mondo che ci attornia con i nostri cinque sensi e con essi ne misuriamo l’estensione, la capacità, la densità, ma quello che consideriamo “immateriale” è quello che dà più senso al “materiale”. Alla continua ricerca di risposte, tralasciamo il fatto che esse nascono da domande che la nostra mente formula di continuo. L’interminabile indagine che portiamo avanti con l’osservazione troppo spesso è ridotta a un cumulo di dati che, fine a sé stessi, ci inducono a conclusioni imprecise, incomplete.
E "la ragione per cui” continua a sfuggirci.
Lo scopo della nostra esistenza e il punto d’origine dell’immenso di cui siamo parte è un grande affresco, una sterminata tela in divenire. La prima pennellata non è meno importante di quella, ancora fresca, appena depositata. Solo il movimento armonico del pensiero e del corpo, dell’immateriale e del materiale, sono in grado di condurci sul sentiero della conoscenza e della comprensione che esiste un motivo per cui esistiamo.
Quando l’evoluzione ci avrà portato fin lì, sarà stupefacente osservare quanto meraviglioso cammino ci aspetti ancora, prima di togliere la parola fine dal nostro vocabolario.
E osservare che l’inizio non è mai cominciato.